Guardiamo alla creatività come strumento per affrontare con successo le relazioni nella vita e nel lavoro

Infatti, a tutti piace vincere nella vita; ci hanno insegnato che vincere è l’unico modo per ottenere appagamento e soddisfazione e che questo può realizzarsi soltanto a scapito dell’altro – il nostro contendente, che si tratti di una persona, una difficoltà da superare, una situazione spiacevole da eliminare. E allora, cosa c’entra la creatività?

Vincere effettivamente ci fa sentire bene, forti, capaci, sicuri, fiduciosi, però è anche vero che la conquista della vittoria è spesso basata su una posizione di lotta, di resistenza a ciò che accade, di reazione, di annientamento di ciò che è spiacevole.

Quindi, c’è da chiedersi quale è il prezzo della vittoria in termini di dispendio di energia, stress e disagio, compromessi personali. Su questi ultimi aspetti, infatti, difficilmente ci soffermiamo a riflettere.

 

Il culto della celebrazione della vittoria è basato sul mito del più forte, entrambi molto diffusi nella società in cui viviamo; ovviamente non si tratta di demonizzare, ma di comprendere se esiste un modo differente di vedere le cose e quali possono essere i suoi benefici.

E’ vero che per essere appagati e soddisfatti bisogna vincere a tutti i costi? E che questo deve avvenire necessariamente attraverso una lotta nella quale devono esserci dei perdenti o attraverso il sacrificio di qualcosa?

Certo, si può obiettare che tale approccio, anche se non dei migliori, è comunque coerente con il mondo nel quale viviamo in cui esiste una conflittualità diffusa a tutti i livelli della vita.

In realtà, questo può essere solo un punto di vista condizionato dietro il quale può nascondersi la paura: la paura per la nostra reputazione ed immagine e la credenza che, se non vinciamo con forza, dimostrando una superiorità, verremmo additati come perdenti e nessuno ci accetterà.

 

E’ possibile, invece, apprendere l’arte di vincere senza combattere, usando un approccio che potremmo definire “ego-less” (senza dominio del nostro ego), proprio per sottolineare il fatto che si ispira ad esigenze di maggior equilibrio?

Aderire ad un approccio del genere può essere più semplice di quello che si può pensare.

Certamente non si tratta di rinunciare da subito alle nostre posizioni ma aprirsi alla possibilità di valutare un punto di vista differente che non è basato su una logica stringente, ma si sviluppa piuttosto attraverso la creatività.

 

La creatività relazionale può essere la strada

Osho, afferma: “Solo se sei creativo puoi risolvere qualcosa. Essere creativi significa non avere problemi; se non lo sei, ecco i problemi: l’energia necessaria alla creatività si blocca, ed ecco i problemi! ”.

La creatività alla quale queste parole fanno riferimento non è quella che si esprime attraverso un dipinto, la scrittura di un libro, ecc., ma è la capacità di vedere ciò che accade da una prospettiva diversa, più ampia. Ed è proprio questa la chiave da cui partire.

Questo può voler dire passare da una visione in cui interessi differenti vengono percepiti come opposti o mutuamente esclusivi ad una in cui essi sono valutati da un punto di vista d’insieme, come aspetti che possono integrarsi e ricevere reciproca soddisfazione.

Quindi, anziché partire da una posizione individuale di difesa, aprirsi ad una visione più ampia incentrata sulla considerazione che può benissimo esserci un modo per creare un risultato comune che sia di interesse per tutti.

Di questo parla anche il sociologo Rifkin quando, a proposito dei rapporti tra le imprese in una economia di rete, afferma: “E’ infatti integrando l’attività economica di ciascuno in un reticolo di relazioni reciproche, mutualmente vantaggiose, pensato per ottimizzare lo sforzo collettivo, che il successo di ogni impresa diviene più probabile, grazie a quella che alcuni hanno battezzato win-win strategy”.

Una strategia del genere non solo consente di evitare un inutile dispendio di energie da profondere in una lotta, ma apre le porte ad una collaborazione e condivisione di energie che può dare frutti anche molto maggiori di quelli normalmente ottenibili.

Tale approccio non significa essere deboli, rinunciare alla tutela dei propri interessi o fuggire dai problemi, ma andare oltre i consueti giudizi della mente, oltre l’immediatezza del risultato a breve termine, oltre la normale reattività che ognuno di noi sperimenta, per liberare quella creatività che ci consente di essere ricettivi a punti di vista e soluzioni che potrebbero essere molto più vantaggiosi per tutti.

Senza considerare che l’esercizio e lo sviluppo di una tale capacità porta un appagamento e una soddisfazione che vanno oltre i singoli interessi e i risultati, senza per questo togliere a questi ultimi importanza.

 

Come sviluppare una creatività relazionale

E’ possibile quindi sviluppare una creatività relazionale ? Per “relazionale” non si intende in questo caso vincolata o costretta all’interno di binari prestabiliti quanto, piuttosto, la presenza di un processo che agevoli lo sviluppo di punti di vista differenti liberando creatività.

Liberare creatività può voler dire, innanzitutto, andare oltre i consueti giudizi della mente, oltre l’immediatezza del risultato a breve termine, oltre la normale reattività che ognuno di noi sperimenta in vari contesti della vita. A tal fine, può essere utile partire da questi spunti pratici:

● abituiamoci ad andare oltre i giudizi che la mente esprime nei confronti di situazioni o persone, limitandoci a prendere coscienza del fatto che vi sono dei giudizi, senza commentarli ulteriormente e senza giudicarvi per questo;

● iniziamo a mettere in dubbio i nostri giudizi e pensieri: ad esempio, se una persona si comporta in un modo che ritenete sbagliato o irrispettoso, proviamo a chiederci se il comportamento della persona, in realtà, non vuole segnalarci qualcosa di importante riguardo noi stessi e prendiamone nota;

● iniziamo a costruire punti di vista differenti sulle ragioni per cui accadono cose che vi fanno male; facciamo una lista delle ragioni positive che possono stare dietro quello che accade;

● nelle situazioni in cui c’è una contrapposizione di interessi, cominciamo a farci domande del tipo: E’ possibile trovare un modo per soddisfare i miei interessi e delle altre persone coinvolte ? Quale potrebbe essere tale modo ? Prendiamone nota.

Lo scopo di questi esercizi pratici è abituare la mente a cambiare prospettiva, facendola uscire dai rigidi confini “imposti” dai giudizi e dal consueto modo di pensare e interpretare ciò che accade: ne potremmo guadagnare di efficacia e di benessere?

 

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