L’altra faccia della motivazione è la resilienza, termine preso in prestito dal campo metallurgico, che denota la capacità di persistere nel perseguimento di obiettivi, nonostante le difficoltà e gli ostacoli; in poche parole, la capacità di mantenere una motivazione efficace nonostante le difficoltà e gli ostacoli.

 

Ma quali sono i fattori che contribuiscono a rendere una motivazione efficace ? Ne possiamo citare due: l’autoefficacia e la volizione.

 

La prima è la capacità di sentirsi adeguato e in grado di raggiungere un obiettivo in un determinato ambito, cioè in pratica la convinzione di potercela fare; la sua assenza o debolezza generalmente si manifesta attraverso pensieri come “Tanto non ce la farò mai”, “E’ troppo difficile”, ecc..

La volizione, invece, attiene più alla sfera dell’impegno e rappresenta l’esercizio della volontà di predisporre mezzi, strumenti e quant’altro occorra per raggiungere un determinato obiettivo; la sua debolezza o mancanza si manifesta attraverso pensieri “Non ne vale la pena”, “Chi me lo fa fare”, “E’ troppo impegnativo”, ecc…

 

Da questa prima distinzione si capisce già l’importanza che riveste l’aspetto mentale nello sviluppo di un senso di autoefficacia; tanto che studi e ricerche indicano proprio nel modo di pensare il fattore in grado di fare la vera differenza in termini di autoefficacia, sia in senso positivo che negativo.

Per modo di pensare si intendono quelle abitudini che si sviluppano a livello di pensiero, convinzioni e giudizi sulla realtà; ad esempio, uno stile di pensiero che affonda le sue radici nel pessimismo e nel vittimismo è caratterizzato generalmente da pensieri, convinzioni e giudizi che non hanno una aderenza alla realtà, anzi tendono a confonderla. La confusione può nascere per via di processi mentali “viziati” da una distorsione di fondo.

Facciamo l’esempio di un individuo che vuole apprendere a giocare a tennis: se nella sua pratica dovesse considerare gli errori che commette come sintomo di una sostanziale incapacità, oppure se dovesse trarre dagli stessi errori una generalizzazione (es. “sbaglio sempre”), è chiaro che tale modo di pensare finirebbe per influire negativamente sulla sua motivazione e questa, in breve tempo, si affievolirebbe, spingendolo ad abbandonare e lasciandolo con un senso di insoddisfazione di se.

Tuttavia, tale insoddisfazione connessa al fatto che non è riuscito a sperimentare la propria autoefficacia, sarebbe causata non da un fatto reale, ma da una interpretazione soggettiva di quanto accade; in poche parole, il limite non sarebbe reale ma deriverebbe dal fatto che l’individuo crede ai limiti insiti nelle sue costruzioni mentali, senza metterle in dubbio.

 

Anche le aspettative possono avere un effetto frustrante sulle motivazioni, soprattutto quando sono eccessive o poco realistiche, perchè il soggetto finisce per accordare alle stesse il potere di guidarlo con la conseguenza, però, che quando i risultati non sono all’altezza del previsto, si finisce per sperimentare una delusione che può portare ad un calo di motivazione.

Atteggiamenti del genere attingono la loro forza dall’inconsapevolezza dei meccanismi di funzionamento della mente e della coscienza ed esplicano degli effetti rilevanti sulla nostra energia e, di conseguenza, anche sulle nostre motivazioni, limitandole; ma in sostanza siamo noi stessi a volere tali limitazioni perché le accettiamo implicitamente come vere, senza metterle minimamente in discussione.

 

E questa accettazione implicita funge da meccanismo di autosabotaggio in quanto viene accordata sulla base della convinzione inconscia che i limiti che ci diamo possano proteggerci dall’impegno, dalle difficoltà e, perciò, dal disagio in generale.

 

In realtà, se abbiamo il coraggio di sfidare questi assunti accettando il confronto, possiamo vedere che è proprio il contrario e che tali “limiti” non solo finiscono per rinforzare i nostri meccanismi di autosabotaggio, ma ci tagliano fuori da esperienze di arricchimento e di crescita personale.

Ovviamente per lanciare questa sfida dobbiamo essere pronti a rivedere innanzitutto il nostro modo di pensare perché è qui che si gioca sostanzialmente la partita. Per gran parte dipende da noi.